Movimento Apostolico Ciechi

bambini che colorano un disegno del globo terrestre

Sussidio del Movimento Apostolico Ciechi a cura dell'Assistente nazionale don Alfonso Giorgio, con la collaborazione della Commissione nazionale dell'Area Formazione coordinata dalla responsabile Edda Caliigaris.

Approfondisci con:

  1. Presentazione del percorso
  2. Video/Audio di Presentazione del tema dell'anno 2024-2025.

LA PASSIONE ‘MISSIONARIA’ PER L’ANNUNCIO DEL VANGELO.“Se la Chiesa non ha nel cuore il fuoco della missione è morta.” Se la Chiesa non ha nel cuore il fuoco della missione è morta perché essa esiste per annunciare il Vangelo e attirare tutti a diventare discepoli di Gesù; altrimenti non ha senso di esserci perché non ha nessuna novità, nessuna sorpresa da offrire agli uomini. Quando nella Chiesa e in una associazione come la nostra si intiepidisce la passione missionaria, essa cade nella pericolosa tentazione di ridursi a ricopiare quello che altre organizzazioni già fanno e, magari, anche meglio: costruire strutture, organizzare feste nuove o tradizionali, impegnarsi in opere sociali ed iniziative culturali, avere voce in capitolo nei temi di attualità ecc. La passione per l’annuncio del Vangelo porta ancor oggi alcuni fedeli al martirio vero, che è di fatto un’imitazione della Passione di Cristo, ma anche nel mondo occidentale in cui viviamo noi cattolici d’Europa, avremmo molte occasioni per mettere in pratica la passione per l’annuncio, eppure spesso ci troviamo carenti e viviamo la nostra fede con tiepidezza. Del resto anche i Santi non sono stati persone senza peccato, ma piuttosto persone che hanno accettato il Vangelo come progetto di vita e per questo hanno saputo “rialzarsi” dopo aver tradito, negato, perseguitato, insultato il Maestro e i suoi discepoli. La passione per il Vangelo va alimentata con la preghiera e con la fraternità, ma è soprattutto un dono di Dio da invocare se non c’è o da custodire quando c’è e il modo più efficace per maturare quella spinta missionaria che ci ha portati fino a qui è amare e lasciarsi avvolgere dall’Amore di Dio per l’umanità.

"Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore" “Paolo VI, nell’esortazione Gaudete in Domino, scriveva: “Nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore” ecco perché è necessario da parte dei credenti in Cristo impegnarsi nella testimonianza della gioia cercando di raggiungere tutti. “Tutti, davvero tutti”, possono accogliere la Gioia del Signore e a tutti va comunicata, testimoniata. La gioia poi, contagia quando viene colta nella sua genuinità, è coinvolgente perché è visibile sui volti e nei cuori dei testimoni. In tempi molto lontani, quando moriva una persona, tra i famigliari dei defunti da accompagnare al cimitero venivano commissionati i cosiddetti “piagnoni”, cioè coloro che avevano il compito di creare un clima di tristezza per suscitare lacrime in tutti i presenti. Si trattava di qualcosa di costruito, predeterminato, per così dire, un pianto da condizionamento ambientale, causato da “quella faccia da funerale” di cui ci parla Papa Francesco in Evangelli Gaudium. Oggi, al contrario, sono in tanti a offrire sorrisi, ma anche in questo caso molto spesso sono costruiti per trasmettere gioie effimere, false e interessate solo all’ottenimento di vantaggi, spesso di carattere economico-consumistico. La gioia di cui parliamo qui, invece, viene dal cuore di Cristo, pertanto si tratta di una gioia vera e duratura che, paradossalmente permane anche in mezzo a situazioni per le quali bisognerebbe rattristarsi. Dove c’è la Gioia del Vangelo c’è luce e anche chi non vede o è toccato dalle sofferenze o contraddizioni della vita può sentirsi amato e toccato dal calore, dall’abbraccio che viene da una Sorgente luminosa che mai ci abbandona. E gioia sia per tutti!

“Non è facile oggi essere testimoni della speranza.” Non è facile oggi essere testimoni della speranza, in una società fortemente materialista, “sazia e sempre disperata”, costruita sull’effimero e su una cultura del pessimismo. Ma, proprio per questo dobbiamo essere disposti a non rinunciare, custodendo fedelmente la speranza, temprandoci in essa attraverso un costante riferimento alla Parola di Dio. Solo così potremo divenire portatori di speranza in un mondo che, pur avendone fame, si trova nell’impossibilità di riceverla con le proprie mani, perché il criterio per averla non può essere quello consumistico dell’acquisto e del possesso. La Speranza è un dono dall’Alto che può essere, a sua volta donato ma va custodito e alimentato proprio nell’impegno della testimonianza continua. Saremo uomini e donne capaci di essere accanto allo stanco e allo sfiduciato, non certo con le sterili lamentele o la condanna del mondo che non gira secondo i nostri desideri, ma portandoci agli altri sempre con animo lieto e pieno di fiducia, pronti sempre a soccorrere e sostenere dando ragione della nostra speranza. Tutta la comunità cristiana – e ogni singolo cristiano – deve essere segno e testimone del Signore, luce che riflette la vera luce del Sole senza eclissarlo, nella consapevolezza che tutto e tutti dobbiamo indicare la Fonte di ogni speranza che è l’Agnello, così come ci ha insegnato il Battista (cfr. Gv 1,36).

“Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati.” I Vangeli, riferendosi agli Apostoli, li denominano come “testimoni” (in greco “martyres”). Dopo che le donne, per prime, fanno l’esperienza del sepolcro vuoto e ne danno notizia agli apostoli, nel cenacolo si accende una speranza nuova, ma solo dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, Pietro e gli altri prendono coraggio e diventano testimoni della morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Morte e Risurrezione che sono invito alla conversione e dono di riconciliazione: «il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati» (Lc 24,47). In questa tappa parliamo di testimonianza cristiana ma dobbiamo tenere presente che per diventare testimoni di Gesù occorre credere che Lui è realmente risorto. Occorre credere sulla base della testimonianza di chi ci ha preceduto, per poter risalire - attraverso la successione apostolica - fino alla testimonianza di Pietro e dei Dodici e occorre credere che l’uomo della croce e il Risorto sono la stessa persona. La testimonianza dei credenti in Cristo non sarà efficace se non vi è l’impegno a vivere secondo la Parola di Dio perché non c’è testimonianza senza l’impegno della vita: “Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità” (1Gv 2,4)

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