Al XVII Congresso del MAC ha partecipato anche S.E. Mons. Angelo De Donatis, vicario della diocesi di Roma. L'omelia della Celebrazione Eucaristica di Sabato 23 settembre presieduta da Mons. De Donatis. La stampa nazionale ha riportato i punti salienti della sua omelia, è stata sintetizzata anche dalla stampa https://www.romasette.it
"La conversione è lasciarsi portare oltre rispetto a dove siamo arrivati"
Questo il titolo dell'articolo riportato da agensir.it - l' Agenzia di Stampa del SIR Servizio di Informazione religiosa.
“Quello che riceviamo dal Signore è sempre tanto, di più del nostro merito”
- ha esordito il presule spiegando ai partecipanti del Mac, giunti da tutta Italia che “è bellissimo lavorare nella vigna del Signore, come fate anche voi, per far giungere a tutti la sua Misericordia”.
Nel commentare il Vangelo della domenica, la parabola degli operai nella vigna, mons. De Donatis ha chiesto attenzione per “quelli scartati” che il padrone chiama a lavorare al termine della giornata e ha osservato “La possibilità di sperimentare la bontà del Padre è rivolta a tutti. Dio si fa trovare da chi è stato rifiutato dagli altri”.
“Dio si rende presente nella nostra esperienza umana, questa sua vicinanza ci conduce verso un altrove. La conversione è lasciarsi portare oltre rispetto a dove siamo arrivati. Dio ci prende nelle nostre vie e ci porta nelle sue. Sono queste a cambiare il nostro cuore”.
L'articolo integrale è sul sito dell'Agensir
"Convertire sguardo, labbra e cuore"
Questo il fulcro dell'omelia di mons. De Donatis come riportato dall'articolo di romasette.it - il notiziario online della diocesi di Roma
"Dallo sguardo invidioso dei lavoratori dell’ultima ora – ha detto De Donatis riferendosi al Vangelo del giorno – dobbiamo giungere ad un’altra angolatura: quella della bontà misericordiosa di Dio»; poi, citando Antoine de Saint-Exupéry ha ricordato le famose parole del Piccolo Principe: «Non si vede bene che con gli occhi del cuore". Ancora, l’auspicio di arrivare a possedere "labbra che benedicono e lodano, non che mormorano», così come diverso e nuovo deve essere il cuore: «non servile e animato da logiche mercantili ma di figlio che si sente amato dal Padre".
Convertire sguardo, labbra e cuore, convertire la propria vita, quindi, «significa “andare oltre” – ha spiegato ancora De Donatis -: Dio ci prende lì dove siamo, nelle nostre vie e ci conduce altrove, sulle sue vie, quelle fatte di gioia autentica". Il presule ha di seguito illustrato "il mistero della prossimità di Dio: è chi è stato scartato da altri che viene scelto – ha affermato -: al Padre interessano coloro che ancora nessuno ha chiamato a lavorare nella vigna" perchè "non è a motivo della pigrizia che si sono tenuti lontani dal lavoro ma perchè nessuno ha pronunciato il loro nome".
Le parole dell’arcivescovo sono state accolte con gioia e senso di responsabilità da don Alfonso Giorgio, assistente ecclesiastico nazionale del Mac che a nome dei tanti soci presenti ha voluto ringraziare De Donatis "per avere accolto il nostro invito in occasione dell’inizio del nuovo quadriennio di lavoro che – ha spiegato – ci condurrà nel 90mo anno del nostro operato".
Rimandiamo all'articolo sul sito di romasette
De Donatis al Mac: «Convertire sguardo, labbra e cuore»
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