Movimento Apostolico Ciechi

«Beati voi, che ora piangete, perché riderete»

Il Vangelo di domenica 16 febbraio 2025 commentato dall’Assistente spirituale nazionale don Alfonso Giorgio 

Durata: 4 minuti e 20 secondi

Contenuto del video

(trascrizione del video)
Questa domenica ci viene proposta quella pagina del Vangelo per cui Don Tonino Bello, riportando un po' il pensiero di tanti, soprattutto dei Padri della Chiesa, dice che se andasse perso tutto, se tutta la Bibbia andasse persa e rimanesse scritta solo questa pagina avremmo l'essenziale. Sì perché Gesù in quella stupenda pagina delle beatitudini ci dice fondamentalmente quello che è giusto, che è bello attuare come credenti, che è quello che è necessario per un credente: cioè vivere in sintesi la felicità, sentirsi amati e vivere la beatitudine.

Essere "beato" significa proprio questo essere felice e la felicità riviene da un fatto: sentirsi amati da Dio e amarlo con tutto il cuore con tutta l'anima. E allora, se vogliamo, il linguaggio che Gesù usa anche qui sembra contraddittorio:
<<Come può essere beato un povero? Può essere che la povertà renda felice una persona?>>
È chiaro che no, ma il mondo ci dice fondamentalmente che si è felici solo se ci si arricchisce di più e si possiede molto e se si acquisisce potere sugli altri, ad esempio magari nella carriera.
Anche in ambito ecclesiale talvolta può capitare che qualcuno vada incontro a questo, cerchi questo nella propria vita pensando così di essere migliore assumendo gradi più alti ma non è in questo che noi siamo felici.
Gesù ci vuole dire che possiamo essere felici anche nella povertà perché la povertà ci fa andare all'essenziale e l'essenziale ci fa sorridere alla vita , ci rende capaci di riconoscere Dio e l'azione di Dio nella nostra vita perché quando siamo pieni di troppe cose e sicuri di noi stessi allora è difficile che Dio possa trovare spazio nel nostro cuore: è così è che la povertà può diventare paradossalmente fonte di felicità.
Devo dirvi, anche a livello personale, nei viaggi che mi è capitato di fare anche per il ministero che svolgo nel Movimento apostolico ciechi e anche in precedenza nelle terre più povere del mondo come In Etiopia, per esempio in Kenya, ho visto volti di bambini poverissimi ma felici, poveri e felici perché la felicità non risiede, ancora qui ho avuto la prova evidente, nelle cose ma nel sentirsi amati da Dio, nel riconoscere Dio presente e agente nella propria vita.
Le altre Beatitudini, che nel Vangelo di Luca poi sono riportate semplicemente in quattro soltanto, ci dicono che riceviamo la consolazione del pianto noi siamo felici quando piangiamo ma siamo felici cioè siamo beati, siamo Santi, siamo contenti perché il Signore nel pianto ci consola perché c'è "quel non ancora", -come dice don Tonino Bello in uno scritto che si riferisce proprio a questa pagina delle beatitudini - "quel non ancora" che dovrà attuarsi anche attraverso il sostegno di un fratello che il Signore ci manda perché il Signore si rivela a noi anche attraverso coloro che ci manda accanto, che passano nella nostra vita. C'è la beatitudine della persecuzione: non si è evidentemente beati perché perseguitati ma perché si vuole giustizia e si vuole ecco sicuramente portare avanti un cammino di giustizia, si vuole in qualche modo desiderare che anche gli altri anche i poveri anche coloro che sono ingiustamente perseguitati possano trovare in noi una consolazione ed un confronto.
Buona domenica

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