Il Tema dell'anno associativo 2020/2021 è  "Camminare insieme oltre ogni limite".  

Il sussidio ha una struttura semplice e di facile approccio ai testi.

Il tema predominante è il cammino: camminare insieme oltre ogni limite. Una riflessione sulle dinamiche del cammino e sulle modalità di socializzazione anche avendo in filigrana i sistemi di socializzazione legati ai meccanismi digitali di internet.

Il percorso proposto nel sussidio formativo comprende cinque tappe:

 

  • PRIMA TAPPA
    SOCIAL Insieme per Camminare

    “SOCIAL è una parola che ormai ha assunto una grande importanza nella vita di tutti.
    La caratteristica principale dei social media è certamente l’immediata promozione di interazioni tra coloro che ne fruiscono.

    La stessa parola Social rimanda al tema immediato della socializzazione.

    Socializzare è un aspetto fondamentale della vita degli uomini ma la socializzazione in Rete, anche se con piccole differenze rispetto all’originaria socializzazione “de visu”, mette le persone in condizione di comunicare tra loro e “camminare insieme”.

    È vero che si tratta di comunicazioni digitali, ma anche nei social è possibile ascoltarsi, scambiarsi opinioni, rimanere in contatto. Ce ne siamo accorti in un modo tutto particolare proprio nel periodo del “lockdown”, quasi non potendone fare a meno.”

      Nell’anonimato dell’urbanesimo moderno e della massificazione di oggi, spesso senza rapporti veri anche nelle comunità tradizionali, sentiamo tutti il bisogno di stare insieme e ritrovarci. La ricerca del gruppo nel senso più ampio del termine, il desiderio di rapporti più veri e intimi, effettivamente favoriscono il sorgere e prosperare di tante comunità facilitando il perseguimento degli obiettivi di comunione tra gli aderenti. Nella ricerca della comunione si intrecciano comunque tante dinamiche: motivi sociologici che invitano alla aggregazione in un mondo socializzato, ma non comunitario, ma anche motivi psicologici per un innato bisogno di misurarsi con l’altro e crescere nel gruppo. Quel che è certo è che ci si aggrega ancora, anche se con modalità diverse e nuove, si socializza. Con un linguaggio contemporaneo potremmo parlare di “rete sociale” anche nota con l’espressione inglese: social network. La reti sociali, infatti, mettono insieme più persone, per diverse ragioni: lavoro, casualità, vincoli affettivi e famigliari, ecc. La ricerca scientifica in questo ambito, a diversi livelli di approccio disciplinare, conferma, questa evidenza e, in effetti, sono in molti a poterne beneficiare e trovare in queste forme di aggregazione una più rapida soluzione dei problemi oltre che una più facile gestione delle varie organizzazioni, permettendo a tutti gli individui che ne fanno parte di raggiungere i propri obiettivi.

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  • SECONDA TAPPA
    SHARE, la gioia di Condividere limiti e speranze

    SHARE  “Condividere” è fondamentale, possiamo senz’altro affermare che è una prerogativa umana, innata.
    Tutti sentiamo la necessità di relazionarci, socializzare e tutti vogliamo condividere!
    Si tratta di un bisogno di appagamento sociale che, per dirla con Maslow, si palesa, in genere, dopo aver appagato quelli che sono considerati propriamente bisogni primari. Bisogna considerare però che, nell’era di internet, l’atto del condividere: “Share” ha assunto un significato molto più specifico e tecnico.
    A titolo di esempio basti considerare il linguaggio che viene usato in contesti promozionali: “con il nostro prodotto, tu puoi condividere in un istante!” È proprio vero basta un clik e tutto cambia. Improvvisamente c’è un mondo che vede e assorbe il tuo messaggio, analizza le tue parole o un tuo video, una tua emozione, molto spesso travisando strumentalizzando a proprio piacimento. Con questo non si vuole nè demonizzare nè sminuire il prezioso contributo che viene dai cosiddetti social, ma è certo che condividere, e ora, ancor più, il “condividi” di internet, è una necessità umana irrinunciabile. Ma cosa viene condiviso? Perché si condivide in internet?
    Per altruismo, quando si vuole sostenere l’amore per gli altri, per autorealizzazione e autodefinizione, per un velato o spudorato narcisismo, molto diffuso tra i giovanissimi, che spesso si esibiscono con immagini e performance che confermano questa diffusa tendenza oppure per networking o per supporto, quando si vuole condividere e trovare
    condivisione su temi, idee che interessano particolarmente.
    Una cosa è certa: non ci si ente più soli o almeno ci si illude di non essere soli.
    La condivisione evangelica è qualcosa di diverso ma è pur sempre una forma umana e
    profonda di stare con l’altro e può servirsi anche dei social.”

 

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  • TERZA TAPPA
    COOKIE, lasciare Tracce del nostro amore per la verità

    "COOKIE: Significa letteralmente “biscotto”.
    La Treccani lo definisce così: “sostantivo angloamericano (propriamente «biscotto»; pl. cookies ‹kùuki∫›), usato in italiano al maschile. In informatica, file di servizio che viene inviato da un sito Internet all’utente che si colleghi con esso, allo scopo di registrarne l’accesso e di rilevare altri dati; è usato in alcuni casi per favorire l’interattività, in altri per ottenere informazioni in modo surrettizio”.
    Si tratta, quindi, di un piccolo file contenente delle brevi informazioni che un sito web potrebbe chiedere di salvare sul nostro browser nel momento in cui lo visitiamo. Ogni volta che visitiamo un’altra pagina web, essa può chiedere al nostro browser di leggere i cookies in esso precedentemente inseriti.
    Effettivamente i cookies ci consentono di lasciare tracce…"

[…] Le nostre tracce sono segnate dalle nostre azioni, da quelle frasi più significative che pronunciamo e dalle parole che scriviamo. Le azioni, ancor più incisive, diventano come pietre miliari piantate nel terreno in modo permanente. Nessuno può ritenersi esonerato da
queste dinamiche umane: tutti, in un modo o in un altro, lasciamo una traccia perché tutti siamo necessari in questo mondo.
Ogni persona è un dono di Dio, in qualunque situazione si ritrovi, per cui nessun può dire: “io non ho nulla da dire e nulla da dare”, perché siamo tutti preziosi agli occhi di Dio e tutti necessari. Non c’è bisogno di particolari competenze o di una particolare cultura o predisposizione d’animo, perché, in fondo, la traccia più significativa che rimane dopo
il nostro passaggio è l’amore che testimoniamo e che riceviamo moltiplicandolo nelle relazioni con gli altri. Tutti possiamo amare e possiamo essere amati.

" ...Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte.”

(Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii Gaudium)

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  • QUARTA TAPPA
    LIKE, Esporsi, compromettersi per la verità

    "LIKE: Il like, “mi piace” è una parola entrata fortemente nel linguaggio sociale oltre che in quello digitale. La Treccani descrive la parola Like come pulsante, contrassegnato dalla scritta "like", che consente di condividere un contenuto digitale sul social network, Facebook, nella versione inglese, rendendo visibile il numero di condivisioni effettuate.
    Si tratta del simbolo del pollice all’insù, ormai noto a tutti, che richiama immediatamente ad una azione, un pulsante da schiacciare per far sapere dall’altra parte del computer che il post pubblicato, i contenuti condivisi interessano, piacciono. In ogni caso, bisogna ammettere, nonostante la sua utilità, che si tratta di un mero gesto digitale che può
    risultare freddo e poco coinvolgente se non confermato dalla vita.”.

    […] I nostri like sono importanti per chi li riceve, costituiscono una conferma della nostra vicinanza ma, in molti casi, diventano solo un modo immediato di rispondere e togliersi il pensiero o l’onere di essere più incisivi, più presenti e realmente prossimi verso quegli amici o quelle persone che si aspettano una “reazione” da noi. In definitiva mancano gli sguardi. […]Durante la giornata, o durante la navigazione sui social incrociamo tante persone, ma quante persone incontriamo davvero? Solo un incontro autentico ti trasforma. Non sarà certo un semplice like a definire un nuovo rapporto umano, anche se può essere un semplice inizio. La verità è che uno esce sempre trasformato da un incontro autentico, reale e vero. L’incontro autentico non immediato e sbrigativo, ha bisogno di tempo, di restare, di approfondire, di fissare lo sguardo.

" Una cultura dell’incontro […] non si ferma a pochi momenti frettolosi, e all’insegna della formalità; piuttosto sente il dovere di intrattenersi con le persone, di dare il proprio tempo senza la fretta che impedisce di entrare in profondità.”

(R. FISICHELLA, “La professione della Fede”,)

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  • QUINTA TAPPA
    VIRALE, Diffondere la cultura del superamento del limite

    "VIRALE: si tratta di una parola che da molto tempo è entrata nel linguaggio comune, la si usa per definire un video o un contenuto informatico che spopola nel web, ma il riferimento evidente è alla parola virus che rimanda ad un fatto clinico-sanitario. Il virus, infatti, è un agente infettivo, che può compromettere la salute delle persone, ed è per questo che, in senso analogico, si usa la parola “virale” sia quando si parla di qualcosa che si diffonde e contagia in senso positivo, sia quando si vuole fare riferimento ad un virus informatico che infetta e compromette il funzionamento di internet.
    L’idea di fondo è che un contenuto attraverso il Web si diffonde in modo rapido e capillare.”

La ragione d’essere di un credente, di un’associazione ecclesiale, di un’intera comunità consiste nell’ “essere sale”, cioè contagiare in modo virale il mondo che ci circonda. Così come avviene con i social, bisogna sforzarsi di “contagiare” con la propria vita, rendendo virale il messaggio di amore che rinviene dal Vangelo non facendo proselitismo ma rendendo attraente la propria vita. Papa Francesco a riguardo ha dato una chiara indicazione: “I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione” (Evangelii Gaudium, n. 14).
Una persona con disabilità che riesce a superare i propri limiti e offrire così facendo un messaggio di speranza e contemporaneamente di sprono, di incoraggiamento per chi si sente chiuso nella propria fragilità, costituisce certamente una grande “attrazione” evangelica.

   

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