Si è tenuto a Bologna il 14 aprile nella sede dell’Istituto Cavazza il convegno Autonomie possibili nelle disabilità visive, evento che fa parte del progetto Autonomie possibili che prevede iniziative a favore delle persone non vedenti e ipovedenti con disabilità complesse.
Cofinanziato dalla Fondazione Cassa Di Risparmio di Bologna, il convegno è realizzato dal MAC in collaborazione con l'Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, la Casa di Lavoro per Donne Cieche e l’Arcidiocesi di Bologna, e in collaborazione con il Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità della Conferenza Episcopale Italiana, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e la Fondazione Lega del Filo D’oro.
Salvatore Bentivegna, consigliere di Presidenza del MAC, ha introdotto i lavori. “Saluto e ringrazio tutti per la presenza qui oggi, in sede e online. Il progetto Autonomie possibili voluto dal Mac vuole costruire una rete di intermediazione fattibile e concreta, e il convegno di oggi auspica la prosecuzione del dibattito, orientandolo soprattutto alle persone con disabilità acquisita in età avanzata. Il progetto Autonomie possibili va avanti e si arricchisce. Possiamo ricordare la creazione del corso di formazione per gli operatori sanitari del settore, la raccolta delle testimonianze, la sensibilizzazione al tema e la raccolta fondi e, spero, che altri enti si uniscano al nostro progetto. La realtà la conosciamo: l’aspettativa di vita cresce ma si trascina problematiche sanitarie molto serie. Le disabilità non riguardano solo i minori o i giovani ma tutte le età. Questo progetto è un grande passo avanti che ci inorgoglisce e ci dà lo sprone per camminare uniti e accrescere le nostre esperienze e il sostegno a 360 gradi a chiunque bussi alle nostre porte”.
Infatti, la cecità può colpire le persone a tutte le età ed è un fenomeno che interpella tutti. La cataratta, la degenerazione maculare senile, il glaucoma (malattia dell'occhio che danneggia il nervo ottico), la retinopatia diabetica, i traumi e il distacco di retina sono le cause più frequenti di cecità anche nel nostro mondo industrializzato.
A Bologna il centro nevralgico per la sensibilizzazione alle disabilità visive è l'Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza. Il presidente, Elio De Leo, è molto concreto: “Abbiamo sviluppato manufatti dedicati alle pluridisabilità co-progettati con la facoltà di architettura dell’Università di Bologna; e non si tratta solo di scale e gradini costruiti meglio! È nato un corso di laurea sui servizi avanzati avendo come orizzonte temporale la disabilità visiva. E bisogna ricordare che le ricerche non vengono fatte per le disabilità ma a caratura generale. Le ricerche, per esempio sull’uso della voce, nascevano per i non vedenti ma ora le utilizziamo tutti; parliamo al nostro telefonino per mandare una email a un nome salvato in rubrica. E fatemi ripetere che bisogna uscire da una visione pietistica; è un salto culturale necessario a doppio senso: per gli sfortunati colpiti dalle disabilità ma sulla ricaduta generale positiva che vi nasce. Va fatto un esperimento olistico sulla persona. La nostra epoca sta cercando di distruggere l’uomo, abbiamo il cellulare sempre in tasca; è una nostra protesi. Senza di esso ci sentiamo sperduti, ma forse dovremmo fare più attenzione alle immagini che ci arrivano dalle persone che incontriamo che da quelle che ci appaiono sullo schermo del nostro smartphone”.
Mario Barbuto è il presidente nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. “Le disabilità plurime e complesse sono un fenomeno sanitario che non può più essere accantonato. Bologna ha dimostrato una grande solidarietà umana cittadina e il Cavazza ne è la testimonianza. Voglio rivolgere un pensiero agli alunni delle scuole italiane. Più della metà degli alunni ciechi hanno disabilità aggiuntive, complesse. Oltre alla fratellanza nei loro confronti dobbiamo anche rispetto che non sia pietismo e riconoscimento del diritto di cittadinanza per garantire loro un presente e un futuro fatto di dignità. È necessaria quindi una politica attiva per un atteggiamento costante di umanità e per raccogliere risorse concrete per tutti e soprattutto per il prossimo più in difficoltà”.
Il Movimento Apostolico Ciechi è il capofila del progetto Autonomie possibili e continua il suo lavoro per intervenire sui fenomeni di marginalità e di esclusione sociale come di inclusione attiva nel mondo della Chiesa. Michelangelo Patanè, presidente nazionale, ha ripreso l’invito della Chiesa: “È l’anno giubilare. Dobbiamo essere insieme pellegrini di speranza come ha ricordato il cardinale Zuppi nell’ultimo incontro che abbiamo avuto a Roma e che saluto con affetto. Molte realtà si sono messe insieme per essere pellegrini, per rispondere alle famiglie al cui interno vivono persone con disabilità. Quando nella vita entra la disabilità la loro esistenza viene sconvolta. Di fronte a questi sconvolgimenti leggere le reazioni è determinante. Il problema di piangere su se stessi è un primo problema… che però non porta da nessuna parte; piuttosto peggiora la vita quotidiana di queste famiglie. I problemi vanno affrontati insieme alla famiglia, agli amici, alle realtà pubbliche e private. Solo con la volontà dei diretti interessati nasce un percorso di accettazione dei limiti e di valorizzazione delle nostre potenzialità; nessuno è così ricco da non poter ricevere come nessuno è così povero da non poter dare. Siamo chiamati a essere presenze che accompagnano. Così costruiremo una società migliore; non soli ma solidali. Buon cammino a tutti!”.
Qualunque sia il motivo della perdita della vista, qualsiasi alterazione della vista, accompagnata dalle conseguenti implicazioni psicologiche, può compromettere la qualità della vita e la salute dell’anziano.
Don Alfonso Giorgio, assistente nazionale del MAC, ha raccolto il testimone del presidente Patanè. “Se per un bimbo che ha più disabilità è un problema trovare la sua autonomia, immaginatevi per chi ha una certa età, che può subire altri problemi di salute. Mi complimento con tutti per questo convegno. Dobbiamo dire; l’autonomia è possibile per tutti. Non può essere cancellata la disabilità ma è possibile sostenere questi fratelli con civiltà e con amore, con cristianità; anche con un linguaggio diverso. Il MAC vuole dire che siamo attivi nella società. E nella Chiesa un disabile deve poter operare come gli altri”.
La fondazione Carisbo è co-finanziatore del progetto. Patrizia Pasini è la presidente ed è sensibile agli aspetti più concreti richiesti da Autonomie possibili. È un tema fondamentale per la nostra società l’autodeterminazione; cioè compiere scelte di vita ma nella disabilità. Ciò comporta essere ascoltati ma nella nostra società non avviene. Non bisogna cedere alla rassegnazione. L’autodeterminazione richiede anche strumenti che la tecnica ora permette di possedere. L’autonomia è la possibilità di scavalcare le difficoltà e anni fa era un tema quasi inaffrontabile, condannato alla rassegnazione. Tra qualche decina di anni sarà drammatico affrontare il problema sanitario collettivo delle disabilità dove la demenza costituirà una forte percentuale di crescita. Autonomia non è solo una questione tecnica ma culturale, in cui bisogna credere nella capacità di una persona. Questo è un mondo che va talmente di corsa che ci si può annientare facilmente. Autonomia non è responsabilità del singolo ma della collettiva ed è una delle condizioni umane da rispettare e valorizzare per ritrovarci in un sistema capace di esprime solidarietà affinché produca modelli che vadano contro ogni emarginazione. Siamo chiamati a contrastare la solitudine con progetti di buone pratiche e attivare diagnosi precoci per il potenziamento del recupero visivo”.
Il cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, rianima sempre con la sua semplicità e umiltà. “Ringrazio il MAC e l’Unione Ciechi, tutti voi per il lavoro quotidiano che fate. La Chiesa tutta vi è a fianco. Aiutateci ad affrontare il futuro con forza e coraggio, voi ne siete ottimi esempi. Servono le risorse, certo. I progetti di vita che portate avanti sono importanti, preziosi per trovare risposte più adeguate. Questo ci impegna parecchio, tutti quanti insieme, perché non tutti i passaggi sono garantiti da dovuta attenzione. Da giovane a vecchio… è dura! Il problema dell’autonomia e dell’autodeterminazione è grave e gravoso ma mai devono diventare solitudine. La riflessione sulla terza età è una emergenza che non deve arrivare a incentivare l’idea dello scarto. «Se non valgo, se non conto, se non ho diritti alla cura, come posso avere autodeterminazione?». Questa determinazione può divenire pericolosa. Siamo tutti coinvolti «e posso essere io il primo a scartarmi perché diventa una beffa se non posso decidere di me, se non ho gli strumenti». Non siamo mai delle isole. È necessario il confronto. Solo questo dà una autodeterminazione vera. Autonomia è un diritto e mai lo sia la solitudine, che è una condanna. Non siamo oggetti passivi perché, mi ripeto, non siamo delle isole. Tutta la comunità è chiamata; nel MAC ci devono essere vedenti! Voi ci aiutate a vedere, a essere tutti consapevoli. Una volta qui in questa sala saltò la luce. Il non vedente era l’unico che poteva leggere!”.
Sono intervenuti al convegno anche Isabella Conti, Assessora al Welfare – Terzo Settore – Politiche per l’infanzia – Scuola della Regione Emilia-Romagna, Patrizia Ceccarini, Segretario Comitato tecnico-scientifico ed etico Lega del Filo d’Oro, Federico Bartolomei, Coordinatore attività ipovisione dell'Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, Filippo Amore, Direttore Polo Nazionale Riabilitazione Visiva e Suor Veronica Donatello, Responsabile nazionale Pastorale delle persone con Disabilità della CEI.
Gli Atti del convegno saranno disponibili a breve.
Per chi non avesse potuto partecipare, o desiderasse rivedere l’incontro, è disponibile il video del Convegno